Ok, è un racconto, che continua e continua e continua.. ogni tanto scrivo un pezzo, comunque è parte della mia vita, alcune cose sono vere, altre sono parziali e continuate come avrei voluto, per adesso ho scritto poco, due capitoli, continuerò.
I Capitolo - Treno
La canzone dura cinque minuti e venti secondi, il tempo di una sigaretta, poi sarebbe arrivato il treno, quel maledetto treno preso tutte le mattine per anni, troppo piccolo per portare tutti gli studenti e pendolari fino alla città. Nei mesi invernali alle sette di mattina è tutto buio, e il mio vestirmi di nero certamente non aiuta a vedermi, meglio così odio tutti quelli che mi passano accanto, sono geloso in fondo, loro hanno amici con cui uscire la sera, io ce li ho solo lontani e non possiamo vederci tutte le sere. La sigaretta si consuma in fretta, il cappuccio alzato fa intravedere solo il tabacco che si accende e due fili da cuffie che spuntano per infilarsi nella tasca, dura un pò di più la sigaretta, meno male che ho un centinaio di canzoni perfette per fumare. Finita. Arriva il treno, puntualissimo ai suoi dieci minuti di ritardo, salgo e come ovvio non c'è posto, rimango in piedi per un pò, il viaggio è breve, venticinque minuti, non di più. Oddio, mi scappa la pipì, ma porca vacca, se mi muovo qua mi insulteranno in cinque lingue diverse, si sta decisamente stretti, ma la porta scorrevole del bagno è a due metri di distanza e davanti non ha nessuno, segna anche che è libera. Mi avvio sentendo qualche sbuffo verso la porta e la apro infilandomi veloce, quando entro però vedo lei, una ragazza che avrà due o tre anni meno di me, in piedi appoggiata al muro, con la cartella in mezzo alle gambe e le braccia incrociate. Alzo il sopracciglio come mio solito guardandola e dato che ancora non avevo chiuso la porta faccio un passo indietro e guardo il cartello di libero/occupato che segna sempre libero, verde e luminoso, la guardo, stranamente sembra che nessuno ci veda, abbasso il cappuccio e spengo il lettore velocemente, lei è una bella ragazza, capelli scuri e occhi marroni, e un bel viso con gli zigomi alti, altro non si vede, è imbacuccata con un piumino, peloso sul cappuccio, ma i jeans aderenti mostrano delle belle gambe. Il tutto in qualche istante, poi aspetto ancora qualche secondo mentre ci fissiamo.
<dovrei fare pipì..>
Come cazzo lo dico? pipì, pisciare? dovevo essere meno infantile, ho usato l'espressione peggiore, infatti sul suo volto compare un sorriso e soffoca una risata, ecco, figura di merda, lo sapevo, ma non potevo stare zitto? mi tenevo la vescica piena e a scuola l'avrei fatta, senza sputtanarmi in giro per il treno, anche se ancora 20 minuti di viaggio con la vescica che sembra stia esplodendo non sono carini.
<e falla no?>
La sua risposta mi spiazza, storgo le labbra e inarco le sopracciglia, tutte e due sta volta e un flusso di idee perverse mi passa per la testa, ma che vai a pensare, cioè, una ragazza nel bagno di un treno, che ti guarda e dice di pisciare davanti a lei, chiudo la porta e sento il rumore che fa la spia quando passa da libero a occupato. Fortunatamente il cesso si trova dall'altro lato e le do le spalle quando mi abbasso la zip e le mutande, ci metto un pò a cominciare, sarà che mi sento osservato, mah. Dopo qualche interminabile secondo sento che sto finendo, pensavo di averne di più. Però c'è qualcosa che non va, mi sto guardando il pisello come faccio sempre per centrare il buco e oltre le mie mani ne è arrivata un'altra, ok, i miei pensieri di prima erano una opzione più che valida.
<aspetta, ti pulisco io..>
La sua voce trasuda sesso, in ogni parola, sembra quasi che sta venendo mentre lo dice, ansima ancora prima di fare sesso, avrò qualche effetto strano sulle donne, se, magari, chi ci crede, io no di certo. Comunque la sua mano non mi tocca proprio, mi sfiora solo, con della carta igienica piegata più volte su se stessa, per assorbire le ultime gocce che rimangono e poi butta tutto nel cesso, tirando lo sciacquone. Io ho una faccia da pesce lesso, non riesco proprio a parlare, lei se ne accorge, sapeva già come andava a finire, è strano come se un ragazzo ha dei pensieri perversi non sa mai se si realizzeranno o no, mentre se una ragazza ha un'idea certa la realizza come, quando e dove vuole. MI sposta con una mano sulla spalla, togliendomi da davanti al cesso e mettendosi lei davanti a me.
<che è quella faccia? non mordo mica sai?>
La stronza si morde il labbro guardandomi e io divento completamente rosso, mentre lì sotto sento tra le mie mani che qualcosa si muove, se ne accorge anche lei, strano, non l'avrei mai detto, abbassa lo sguardo divertita, perchè lei si diverte, io un pò meno. Almeno adesso sta zitta, mugugna qualcosa sul fatto che pensava meglio, ma si abbassa lo stesso, in ginocchio davanti a me, mi toglie le mie mani e ci mette una sua, la sinistra, iniziando a toccarmelo, percorrendo l'asta e poi tirando indietro la pelle, scoprendo il glande, lo fa poche volte che già io sono duro e al massimo della mia erezione, poi sento solo le sue labbra che mi avvolgono. Non è il mio primo bocchino, ma in un bagno del treno non l'avevo mai fatto, un misto di terrore di essere beccati ed eccitazione per la perversione che si avvera. Dura non molto, un pò lei che è brava e un pò io che vengo dopo un cinque minuti scarsi, lei non ne fa uscire una goccia sul suo giubbotto, e una volta preso in bocca, e accertato succhiando che non ne avessi più per il momento, si stacca e lo sputa nel cesso, tornando poi a pulirmelo bene, ormai non più tanto duro, questa volta si lecca bene le labbra dopo averle passate sul mio pene e si alza in piedi. Io la guardo e ancora sto con la bocca aperta, ma ho il respiro affannato, mi fissa, sembra voglia dire qualcosa.
<ti è piaciuto?>
Ma che domanda stupida, sembra proprio che io sia la ragazza e lui il maschio, manca che si accende una sigaretta dopo l'amplesso e poi vada a vantarsi delle prestazioni con gli amici. La mia risposta non molto decisa, ma decisamente convinta della risposta, arriva, breve e tremolante.
<s..sì>
Stop, l'unica cosa che ho detto, quindi lei fa una faccia soddisfatta, passa il palmo della mano sulla bocca e va verso la cartella, il treno si è fermato alla stazione centrale da un minuto circa, quando apre la porta non c'è quasi più nessuno sul treno che ci possa vedere, io mi sistemo mutande, pantaloni e lei non mi aspetta, se n'è già andata.
II Capitolo - Quarto piano
La cosa mi ha sconvolto non poco, mentre percorro il solito tragitto verso scuola non penso ad altro che a quello che è successo, e puntualmente altra erezione, ma che caspita, che ho gli ormoni al posto dei neuroni? E va beh, è freddo, ho i giubbotto e tutto è nascosto alla grande. In 5 minuti sono davanti alla scuola, una bolgia di esseri umani indescrivibile, tutti a gruppi più o meno grandi, e io ho una bella canzone sparata nelle orecchie, dato che non sento nemmeno di essere chiamato, me ne accorgo solo quando mi giro, ah, è Luca uno dei miei migliori amici, che mi guarda sorridendo e iniziando con le sue paure per la verifica di matematica.
<ma che ti preoccupi.. tanto oggi c'è l'evacuazione antincendio>
Faccio spallucce e salgo le scale fino al piano della classe, il lettore l'ho messo via, anche se credo mi servirà dopo, intanto rido e scherzo con Luca e altri amici, alcuni mi stanno sulle palle, ma chissene, questo è l'ultimo anno che devo sopportarli, arrivo in classe e il prof è già entrato, quello di italiano, che mi odia per le mie ideologie politiche, che coglione.
Mi siedo al banco e non fa in tempo a iniziare la romanzina che entra una biondona di quelle da esclamazione. Sti Cazzi!
<un rappresentante può venire all'assemblea d'istituto?>
Che culo i rappresentanti, si tagliano le ore con le gnocche, ma aspetta, io sono rappresentante.
<vado io>
Mi alzo, non aspetto nemmeno che il prof mi dia il permesso e già sono fuori con Livia, ha un anno in meno di me, un corpo mozzafiato, poco seno, ma in compenso un bel sedere, i termosifoni per fortuna oggi funzionano e non è molto vestita, ha giusto jeans, e felpa sopra una maglia. Parliamo mentre camminiamo verso l'auditorium, dopo lei vuole fare psicologia, che culo di merda, adoro psicologia, sembra anche interessata, arriviamo alla porta che quasi le dispiace finire il discorso, lo vedo dall'espressione del volto, magari me lo sogno io.
Ci sono una decina di persone lì dentro e già stanno gridando insultandosi, mi passa la voglia in 3 nanosecondi, mi siedo e resto zitto per una buona mezz'ora, pensando alla mattina, ovviamente, cerco di non farlo, ma ci finisce il pensiero da solo.
Sono tutti presi dall'ordine del giorno che la mia mente ha modificato in “nonmenefregauncavolo” e ha qualcosa a che fare con la giornata dell'arte, mi svacco decisamente sulla sedia e mi isolo, quando incrocio lo sguardo di Livia, che sbuffa guardando la mia espressione e poi sorride e io di rimando anche. La vedo poi alzarsi in piedi e parlare con il presidente di istituto, un cretino che si tinge i capelli con la bomboletta, va in giro con dei pantaloni a scacchi gialli e neri e ha un giubbotto nero di pelle con scritto “fuck police”, credo non si sia ancora cambiato dall'inizio della scuola, ma chi cazzo l'ha votato?. Comunque parlano lui mi guarda e io con la mia solita espressione da poliziotto in borghese lo spengo e mi guarda incazzato, ma annuisce, forse perchè vuole che me ne vado. Livia si alza, fa il giro delle sedie fino da me e mi sussurra all'orecchio.
<gli ho detto che vado a fare le fotocopie dei volantini per la giornata dell'arte e che te mi accompagni..>
Io non ci penso due volte, sorrido e mi alzo dalla sedia, seguendola fuori dall'auditorium, verso la sala fotocopie.
Mentre camminiamo passiamo davanti alla terrazza per fumare, tocco la tasca interna e sento il pacchetto, meno male l'ho preso dal giubbotto, che culo, non me lo ricordavo e fortuna vuole che abbia anche l'accendino, guardacaso.
<dopo non è che possiamo fermarci a fumare una sigaretta vero? Tanto l'assemblea dura ancora un ora..>
La guardo aspettando una risposta, lei mi guarda spalancando gli occhi e apre la bocca.
<me ne offri una? Ho lasciato il pacchetto in classe..>
Mi sembra tanto una scusa per scroccare, ma vabbè, è figa, lo si perdona e si offre la sigaretta. Non arriviamo nemmeno in aula fotocopie, mi prende per il braccio e mi porta sul terrazzino, siamo soli, a parte quelli sotto che giocano a pallone nel cortile e quelli scazzati dalle finestre che guardano annoiati fuori il paesaggio.
Le passo la sigaretta e gliela accendo, iniziamo a parlare di nuovo di lei, odio parlare di me, mi sembra sempre di annoiare la gente, per questo ascolto sempre. MI parla della famiglia, del cane, un Golden Retriver maschio, grande, bellissimi i cani grandi, ma poco mi importa, mi sono perso alla seconda parola tra i movimenti dei suoi capelli. Ad un certo punto siamo finiti a parlare di ragazzi e ragazze, di fidanzati e sento solo lei che dice
<se mai incontrerò un ragazzo che non fuma con cui mi metto insieme.. smetto anche io>
Al che la mia reazione è stupida, ma elegante e spiritosa al contempo, prendo il pacchetto di sigarette e lo butto nell'immondizia. Cretino! È mezzo pieno, ma che cazzo faccio, e va beh, quattro euro buttati nel cesso, almeno l'ho fatta ridere e mi sono preso come premio un bacio sulla guancia, evvai!
La vedo che però sta pensando, è caduto il silenzio dopo il mio gesto, forse ho esagerato.
<magari andiamo, dobbiamo fare le fotocopie..>
<ma quali fotocopie.. non ne potevo più e ho detto la prima cagata che mi è passata per la testa, infatti stavo cercando una scusa qualsiasi, venendo in qua, non sapevo che fare e ho sfruttato l'occasione della sigaretta>
Rido divertito, mica c'ero arrivato io, che pirla.
<ah beh, però fa freddo fuori, ci saranno 5 gradi! Entriamo lo stesso, ci facciamo una vasca>
<uh, ok.. anzi, aspetta>..
Mi afferra il braccio, che io mi ero già girato per entrare.
<so un posto al quarto piano fantastico per stare un po' in pace e al calduccio..>
Il quarto piano? E da quando abbiamo il quarto piano in questa scuola del cavolo? Vabbè, mi trascina dentro, e arriviamo alle scale, salendole, prima il secondo, poi il terzo e poi le cale salgono ancora mezzo piano, non l'avevo mai visto, ma c'è una porta con la serratura scassata e mai riparata.
<c'è la caldaia qua dentro.. è un ottimo posto, anche se lo usano le coppiette, magari prima bussiamo..>
Io annuisco e lei bussa, è più coraggiosa, o semplicemente era davanti a me per le scale, nessuna risposta, apre la porta e entra, io prendo un bel respiro e entro con lei, richiudendola dietro di me.
Dentro è illuminato, cazzo, pensavo fosse tutto buio e con i ragni, invece è appena stato tinteggiato c'è ancora l'odore della vernice, anche se non è fresca, ho appoggiato il palmo sulla parete per vederlo, e mi accorgo che lei ha fatto lo steso due metri più avanti, anche lei se ne accorge e scoppia a ridere, come me.
Finita la risata, silenzio imbarazzante. Lei si siede per terra, con la schiena appoggiata al muro, cavolo, qua dentro fa caldo e non è una mia impressione, sto enorme boiler sarà a 30 gradi, mi siedo vicino a lei.
<prima hai buttato il tuo pacchetto scherzando, perchè non l'hai ripreso?>
Porca troia.. il pacchetto! L'ho dimenticato, ma che faccio, glielo dico? Non posso, devo farmi il figo, devo rispondere quello che vuole sentirsi dire.
<perchè ero serio..>
Ecco, bravissimo.. palla al centro, vediamo se qualcuno dei miei neuroni fa goal o faccio una figura di merda.
Goal! In due secondi ho le sue labbra a un millimetro dalle mie e un secondo dopo ci sitamo baciando come due polipi, non so come, perchè, ma ha funzionato, sono un genio. Ma in quel momento penso a tutt'altro, dicono che durante un bacio la mente si svuoti, cazzate! Quello che mi passa per la mente è: E le mani dove le metto? le lascio giù?, la abbraccio, le infilo un po' ovunque? Le piacerà come bacio? Oddio, se uso la lingua? Non è che poi mi da un ceffone e mi manda via? Magari le fa schifo come ci baciamo.
Passano i secondi, interminabili, ho gli occhi chiusi da praticamente quando ho detto la frase a effetto, li riapro e anche lei li ha chiusi. Wow! Ha un'espressione mentre mi bacia che mi fa venire un'erezione istantanea, preso dalla voglia le metto le mani sulle spalle e la tiro verso di me, lei ci sta un po', mi si mette sopra, ma poi si stacca. La campanella dell'intervallo. Sono già passate tre ore, impossibile, guardo il cellulare. Sì, sono passate, porca troia, devo tornare in classe e anche lei.
<dovremmo andare..>
Lei si morde le labbra mentre lo dice, come avesse del burro cacao alla ciliegia da mangiare, e mi guarda imbarazzata, lo vedo dal fatto che è rossa in volto, anche se cerca di nascondersi.
<ok..>
Faccio per alzarmi e seguirla quando la fermo
<vorrei uscire con te..>
La dico, e sti cazzi, mi è uscita proprio veloce, come un tappo di champagne, poi aspetto una qualche sua reazione, ci sta pensando, si vede che ci pensa, ma quanto pensa? Ma non può anche lei dirlo subito? No eh? Mi fa dannare l'anima, stronza.
<sì, ok.. il mio numero è 334*******>
Ok, ritiro tutto, è una bravissima, gentilissima e bellissima ragazza e devo ricordarmi il numero altri 5 secondi che lo scrivo sul cell. Fatto. Sono salvo.
Usciamo e ci mischiamo alla marmaglia dell'intervallo, guardandoci silenziosi e dividendoci poi alle scale, lei è del secondo piano, fa il linguistico, il sono al primo.
Arrivo nel corridoio della mia classe e incrocio il prof dell'ora prima che esce.
<oh, dov'era?>
<assemblea d'istituto>
Sta zitto, sto stronzo, ma che te credi? Che vado in giro a pomiciare? In effetti. Arrivo dai miei amici e resto lì, pensieroso, indeciso se raccontarlo a Luca o no.
Le ultime due ore passano veloci, penso solo a lei, mi dico di non farmi viaggi mentali, ma alla fine vago e arrivo anche a vedermi sposato con lei, 3 figli, una villetta con un giardino e i Golden Retriver che corrono, due: Laika e Silvestro. Oddio, sto impazzendo.